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Non aprite quella scatola
Quanti giovani registi metterebbero la firma su un contratto che promettesse loro di realizzare un “film cult” già alla loro opera prima? Probabilmente tutti. Ma quanti, di loro, sarebbero coscientemente pronti anche ad accettarne le conseguenze? Richard Kelly, americano trentaquattrenne, sta combattendo contro queste conseguenze da quasi 10 anni, ovvero da quanto la sua opera prima Donnie Darko (2001)è entrata, di diritto, nell’Olimpo dei Cult Movie contemporanei. Da allora, Kelly ha tentato, invano, di ricreare quel mistico melange fanta-poltico-filosofico con il quale aveva conquistato il cuore dei fan. Ma certe alchimie sono molto difficili da bissare (sembrerà una paragone fuori luogo ma pensiamo a Leonardo Pieraccioni e ad i suoi film post-Ciclone…) e Kelly lo aveva dimostrato già con Southland Tales (2006): mastodontica quanto inconcludente distopia di 2 ore e mezza che, dopo la disastrosa anteprima al festival di Cannes, la Columbia aveva ridotto di un’ora per poi riservarle una distribuzione limitata. Questo cocente tonfo commerciale avrebbe dovuto insegnare al giovane Kelly un’importante lezione: mettere da parte (almeno per il momento) le criptiche atmosfere alla Donnie Darko e dedicarsi, invece, a qualcosa di più concreto. E quando, più di un anno fa, è stato annunciato The Box, fan e detrattori hanno cominciato a speculare sulla famosa “ultima occasione”. Speriamo non sia così perché, altrimenti, di Richard Kelly non sentiremo più parlare.
Con The Box, infatti, il regista americano reitera gli errori precedenti (superbia? Voglia di sorprendere e, quindi, di strafare?) trasformando la semplice e lineare (ma altrettanto geniale) short story di Richard Matheson in una complicatissima morality tale, inconclusa e, narrativamente, farraginosa. “Button, Button”,la storia di Matheson pubblicata nel giugno 1970 da Playboy, raccontava la storia di una coppia sposata alla quale un distinto signore portava una strana scatola di legno munita di pulsante e corredata da una proposta “indecente”: se i due avessero pigiato il bottone qualcuno, che non conoscevano, da qualche parte del mondo, sarebbe morto; in cambio avrebbero ricevuto 50.000$. Dopo le prime perplessità la donna preme il bottone e come conseguenza incassa i soldi, i quali, però, vengono dall’assicurazione sulla vita del marito, morto in contemporanea. Quando la donna, stravolta, chiede all’uomo misterioso perché, invece di uno sconosciuto, fosse morto il marito, le viene risposto: “E’ proprio sicura di sapere chi suo marito fosse davvero?”. Glaciale, geniale, essenziale.
Ovviamente, non era facile adattare questo semplice concetto alla normale lunghezza di un lungometraggio (persino l’omonimo episodio del 1986 di Ai confini della realtà non aveva centrato lo scopo, facendo decidere a Matheson di togliere il proprio nome dai credits) ma Kelly, invece di cercare la semplificazione, lavora in senso diametralmente opposto: mantenendo, cioè, l’idea di base ma inserendo nella storia elementi di fantascienza (il viaggio su marte, il brainwashing, il grande complotto…) presi di peso da L’invasione degli ultracorpi e dalla grande tradizione della Fantascienza paranoica anni Cinquanta e suggestioni Lynchiane di difficile interpretazione( vedi l'insistenza sulla deformità). Solo che, usati in questo contesto, invece di supportare la linea narrativa principale, questi device tendono a confondere e quasi a disturbare l’attenzione dello spettatore. Il risultato è scontato: arrivati a metà film si rinuncia a seguire la storia e si comincia a “subirla” passivamente. Persino la coppia di attori protagonisti (James Marsden e Cameron Diaz) sembra accusare l’estrema complessità della fabula recitando in modo ipnotico e quasi rarefatto dall’inizio alla fine della pellicola. Solo nei cinque minuti finali Kelly (il quale, forse, non riesce proprio a controllare la sua strabordante immaginazione) ritrova un po’ di coerenza in modo da “chiudere” il film in modo accettabile (sempre che si voglia chiudere un occhio sul moralismo di fondo, per altro completamente assente dalla storia di Matheson). Ma ormai è tardi: troppe porte sono state aperte e (quasi) tutti i buoi sono scappati.
noioso e inconcludente: come rovinare una storia geniale
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film: The Box genere: Dramadata di uscita:02/04/2010paese:USAproduzione:Darko Entertainment, Lin Pictures, Radar Picturesregia:Richard Kellysceneggiatura:Richard Kelly, Richard Mathesoncast:Cameron Diaz, James Marsden, Frank Langella, Gillian Jacobs, James Rebhornfotografia:Steven B. Postermontaggio:Sam Bauercolonna sonora:Win Butler, Régine Chassagne, Owen Pallettdurata:115 min
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