Anno 2092. Giunto all'età di 117 anni, Nemo Nobody (Jared Leto) si trova ad essere l'ultimo mortale rimasto in vita sulla Terra. Nessuno ne conosce la vita, il passato, la storia, e il perché è presto detto: l'uomo giura infatti di non essere mai esistito e di aver al contrario vissuto in infinite possibili vite.
La linea della nostra esistenza è ricca di bivi che ci costringono spesso a intraprendere un sentiero piuttosto che un altro. Il nostro Mr. Nobody però è diverso, si è scisso e ha deciso di percorrerli tutti, in uno "sliding doors" estremizzato all'infinito e temporalmente sconnesso, che non disdegna nemmeno onirismi, illusioni e fantasie. Secondo una dinamica narrativa che ricorda molto il Big Fish di Tim Burton (il padre che narrava la propria straordinaria vita allo scettico figlio), Nemo Nobody racconterà ad un incredulo giornalista tutte le sue esistenze e tutte le sue morti, in un caleidoscopio di emozioni alla ricerca della migliore delle vite possibili.
Persi in un travolgente labirinto di immagini, ci lasciamo letteralmente cullare e trasportare da una macchina da presa capace di catturare sensazioni intime e suggestioni corporee, di farci palpitare con amori teneramente consumati sotto colorate lenzuola, tra parole sussurrate, promesse, sorrisi e lacrime di dolore per improvvise e brusche separazioni causate dal fato, dagli imprevisti, dalle scelte e dalle colpe altrui che sembrano ogni volta allontanarci dalla vita che avremmo sempre desiderato.
Le linee spaziali si intersecano, il tempo si perde nella sua rincorsa al passato e tensione al futuro, così come fisica quantistica e filosofia esistenziale si fondono assieme in un improbabile viaggio aldilà di qualsiasi dimensione, in attesa che arrivi il giorno in cui l'Universo imploderà e il tempo si riavvolgerà come la pellicola di un film. In questo dolce naufragar che è Mr. Nobody il regista Jaco Van Dormael si diverte a trastullarsi con il meccanismo di illusione per eccellenza, ovvero il cinema, giocando con il montaggio, gli effetti speciali, le transizioni e i movimenti della macchina da presa, in modo tale da offrirci sequenze davvero magistrali e un'intersezione di spazi e tempi che rapiscono lo sguardo dello spettatore per tutti i 120 minuti di durata.
Un plauso particolare va alle straordinarie intepretazioni degli attori: un Jared Leto in grande spolvero, che dimostra nuovamente il suo tanto sottovalutato talento recitativo, si unisce alle bravissime donne che costellano la vita di questo non-personaggio: l'eterea Diane Kruger, l'emotiva Sarah Polley, la quasi materna Linh Dan Pham.
Aldilà dei dubbi, aldilà dei rimpianti, aldilà dei "se" e dei "ma", del film non resta che la consapevolezza di quanto si può perdere e di quanto si può guadagnare ad ogni scelta che scinde il nostro lineare percorso di vita. Ecco perché esistono infiniti mondi possibili, ma non esiste il migliore. Ecco perché se vogliamo possiamo allora cercare di afferrare il meglio di ogni universo parallelo, diventando uno, nessuno, centomila, persi nella virtualità dei nostri ipotetici destini. E allora smettiamo di scegliere, scompariamo anche noi, perdiamoci nelle nostre possibili vite, scriviamole, sognamole al cinema e immaginiamole nella nostra fantasia. A quel punto può darsi che diventeremo Nessuno, ma potremmo sempre dire di aver abbracciato l'Infinito.
Naufragar m'è dolce in questo tempo e in questo spazio. Labirintiche emozioni per un film sulle scelte e sul destino.
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