Ip Man: La solitudine dell'eroe

Di Giuliana Molteni   |   20 Febbraio 2012
Ip Man: La solitudine dell'eroe
Ip Man in Cina è stato un grande insegnante di arti marziali, maestro di Wing Chun, uno stile di kung fu che nel corso degli anni aveva contaminato con tecniche diverse, dopo il suo incontro con il maestro Leung Bik, in mezzo alle solite opposizioni dei tradizionalisti. Per la Cina si tratta di un personaggio storico divenuto ancora più celebre per essere stato “shifu” di Bruce Lee fra il 1954 e il ’57, dopo il suo trasferimento a Hong Kong. Là, nel 1967 fonda con alcuni suoi studenti la famosa Hong Kong Wing Chun Association. Questo film ci racconta gli anni della sua vita a cavallo dell’occupazione giapponese, mentre in un altro film, Ip Man 3 The Legend Is Born, che è un prequel, vengono trattati con molte libertà gli anni giovanili.
Qui lo ritroviamo nel 1935 nella sua Foshan, nella Cina del Sud, dove ha fondato una scuola. La cittadina è diventata un punto di riferimento per le arti marziali ed è tutto un fiorire di altri dojo. Ip Man è raffigurato come un personaggio particolare, un uomo costantemente impegnato in una pacifica convivenza con tutti, contrario ad ogni manifestazione gratuita di violenza, sempre comunque nel rispetto dell’avversario, mentre cerca di trovare un equilibrio tra il kung fu e la serena vita familiare nella sua bella villa. Durante l’occupazione giapponese, che avviene nel 1937, Ip Man come tutti i concittadini tiene un basso profilo, impegnandosi ad accudire la famiglia, cercando di non venire a contatto con la violenza insensata che si sta scatenando intorno. Aiuta il fratello nella gestione del suo cotonificio, una delle poche attività rimaste, che permette ai concittadini affamati di guadagnare qualche soldo. L’occupazione giapponese infatti era durissima, sono stati anni di terrore, violenza, fame, miseria. Costretto a spalare carbone per sbarcare il lunario dopo la confisca della sua casa, Ip si troverà costretto a partecipare ai combattimenti organizzati dal Generale Miura, lo sprezzante comandante locale, che voleva dimostrare la superiorità giapponese. Il suo eroico combattimento sarà il detonatore per far esplodere la rivolta della popolazione piegata da terrore, soprusi e stenti, facendolo diventare suo malgrado un simbolo di libertà.

Più che una fedele o attendibile biografia, il film è l’esaltazione di valori patriottici ma anche morali, la nobile arte che si contrappone alla brutalità cieca, anche se traspare la riflessione amara sull’inutilità dell’eroe singolo, quando nella storia si verificano eventi collettivi devastanti come era l’invasione giapponese.
Dirige professionalmente Wilson Yip, veterano del cinema di Hong Kong. Misurata l’interpretazione di Donnie Yen, attore dalla lunga carriera non ancora molto noto al pubblico occidentale, giunto ad una sua fama dopo la partecipazione a Seven Swords di Tsui Hark, ottimo esecutore delle coreografie del veterano Sammo Hung, dallo stile minimalista, eleganti ma molto efficaci (spassosa la scena in cui sconfigge un rozzo campagnolo con l’ausilio di un piumino della polvere): uno stile compostissimo che abbiamo imparato poi a conoscere grazie al suo più celebre allievo. La pubblicazione di Ip Man segna per Cecchi Gori Homevideo l’inaugurazione della collana Far East Film dedicata al cinema orientale, nata dalla collaborazione con la benemerita Tucker Film.

Nell’edizione in Blu-ray l’immagine non è mai di definizione tagliente, nemmeno nei fin troppo luminosi e contrastati esterni. Si nota quasi sempre un forte rumore video negli interni che sono più impastati, con qualche saltuario effetto di scia. Ma in parte potrebbe essere conseguenza delle scelte della fotografia originale di Oh Sing-pui, molto raffinata, quasi seppiata. Decisamente migliore l'audio, con una traccia italiana in DTS-HD di soddisfacente potenza, con tutti i canali impegnati in una buona resa delle scene di combattimento e delle musiche, oltre che dell’ambiente. Abbondanti e vari gli extra. Troviamo un’esauriente intervista con l’appassionato di cinema orientale Emanuele Sacchi (16 minuti), un bel making (18’), con attenzione alle scene di combattimento, coreografate dal mitico Sammo Hung, che compare anche nel film (18’); una premiére di gala (1,50’); un interessante “Dietro le quinte” di tre scene: al cotonificio, sulla strada di Foshan e nella residenza di Ip (6,50’); Shooting Diaries, una serie di riprese della lavorazione e della promozione nel film in varie località (5’); cinque minuti di scene tagliate e ben 53 minuti di interviste a regista, protagonista e coreografo, con entusiasta invito finale di Sammo ad andare a vedere il film. Per chiudere, oltre a quelli di Ip Man, anche i trailer dei film del Far East Festival, al quale si deve la diffusione anche nel nostro mercato di prodotti come questo, trascurati dalla distribuzione tradizionale (Ip Man risale al 2008).
Il film è stato un enorme successo in tutta l’Asia, tanto che è stato realizzato un sequel, Ip Man 2, e si è aggiudicato un riconoscimento come Miglior Film all’ultima edizione degli Hong Kong Film Awards.


Giudizio

  • Una biografia-omaggio
  • 7/10