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Non ci resta che il crimine

Occhio ai paradossi

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Roma, giorni nostri, tre amici diversamente in crisi cercano di arrangiarsi come possono. Sebastiano (Gassmann) è un ingenuo pasticcione, ingenuo quanto sembra cinico Moreno (Giallini), che si atteggia a gran furbone, mentre è solo un gran fallito. Il terzo amico, Giuseppe (Tognazzi) è un ansioso contabile, vessato da un suocero sfruttatore. Per campare si sono inventati un tour “criminale” per i luoghi della Banda della Magliana, dove scarrozzare ingenui turisti. Ma, mentre cercano di fuggire da un vecchio compagno di scuola, ex nerd sfigato che ha invece fatto successo (lo stesso regista Massimiliano Bruno), aprono una misteriosa finestrella, nel retro del bar dove la Banda raccoglieva scommesse clandestine e si trovano catapultati nel1982, mentre l’Italia sta vincendo i Mondiali e la Banda prospera. Naturalmente finiscono coinvolti con i pericolosi personaggi, qui il principale è nientedimeno che Renatino De Pedis (Edoardo Leo). Tanto per dire, quello che nel film “serio” La verità sta in cielo, era stato affidato a Riccardo Scamarcio. Sebastiano pure si innamora della fidanzata del boss (Ilenia Pastorelli), procace danzatrice da night, aggiungendo ancora rischio alla loro situazione. Si sa che viaggiare nel tempo è rischioso, quali pasticci potranno combinare i tre, mentre cercano di risolvere i loro problemi, nel presente e nel futuro, ben decisi a tornare a casa? Finale aperto evidentemente si pensa a un sequel. Sulla carta potrebbe sembrare promettente. Invece il risultato è assai deludente e stupisce perché a scrivere c’è un terzetto di tutto rispetto, Nicola Guaglianone, Andrea Bassi e Menotti, già con Guaglianone per Jeeg e Benedetta follia. E pure il regista Massimiliano Bruno in passato ha realizzato film migliori. Non si comprende perché mettere in campo un soggetto di spessore come la Banda della Magliana, per ridurla a un gruppetto di coatti delinquenti qualsiasi. Volendo buttare sul ridere a tutti i costi il tema del viaggio nel passato (volendo pomposamente “contaminare” i generi) non c’era bisogno di scomodare cotanta parte di storia italica. Restando nel campo delle contaminazioni, a Guaglianone è riuscita meglio la sceneggiatura di La Befana vien di notte, nel suo calderone di immaginario anni ’80/made in USA e tradizioni nostrane. I riferimenti d’epoca si riducono a poca cosa, un po’ di lucide macchine d’epoca, qualche canzoncina non epocale (con il tormentone insulso di Dammi tre parole), un paio di spot di cui uno in odore di product placement, le citazioni di oggetti d’epoca come l’abusato Commodore 64 (ancora e sempre nei secoli dei secoli). E non si venga a dire che quattro inquadrature in split screen servono a riprodurre l’alone dei poliziotteschi dell’epoca. Il tema dei paradossi temporali sembra non esistere, un solo personaggio, nel piccolo twist finale, sembra rientravi, gli altri liberi tutti. Peccato anche sprecare cotanto cast, Gassmann, Giallini, Tognazzi e Leo hanno mostrato le loro qualità più volte. Ilenia Pastorelli, invece, dovrà capire prima o poi che studiare recitazione non è cosa del tutto inutile, come ha dichiarato di pensare in qualche intervista, perché potrebbe servirle in futuro per non doversi rifare le labbra a ogni film e dover sempre esibire il pur notevole fondoschiena. In questo mix fra viaggi nel tempo e banda criminale ci si poteva inventare qualche sviluppo più interessante, qualche intreccio meno banale. Se invece il messaggio è che il contatto con una dose di wilderness può giovare al troppo mite e civilizzato borghese, allora anche questo è già pervenuto, oltre che ambiguo (senza moralismi). Prima commedia italiana del 2019, Non ci resta che il crimine esce in contemporanea a Attenti al gorilla, con Frank Matano e la regia di Luca Miniero, film così brutto e dissestato che non ne parleremo ulteriormente, indegno di una tv pomeridiana dei ragazzi, a conferma del preoccupante stato di salute della commedia italiana, stato che quando ci sono registi capaci, sceneggiatori di successo, attori validi e produttori con buona disponibilità, è davvero imperdonabile.

Delusione

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