City of Lies
Per soldi, solo per soldi
City of Angels, City of Stars, City of Lies, Los Angeles, 1997, una città già devastata dal pestaggio di Rodney King nel ‘91 e poi dall’investigazione sul caso OJ Simpson nel ’94, che avevano gettato pesantissime ombre sulla polizia non solo per il razzismo ma proprio per la capacità di condurre indagini seriamente. Corpo di Polizia che non ha mai goduto di buona fama, come ci hanno raccontato tanti film dagli anni passati ai nostri presenti. Scandali di corruzione, di omertà, di furti interni, di false testimonianze, di aggiustamento delle prove. Nel 1996 a NY viene ammazzato Tupac Shakur. A sei mesi di distanza a morire crivellato di pallottole è The Notorious B.I.G. mentre è in trasferta a Los Angeles dalla sua New York. Le indagini girano a vuoto, troppi possibili colpevoli, troppe piste. Ma è davvero solo questo il motivo? Pochi mesi dopo, una sparatoria stradale coinvolge nelle indagini il detective Russell Poole (realmente esistito), ambizioso ma legalitario, che indagando finirà in quello che lui chiama “il labirinto”, un labirinto dal quale non uscirà più. Oltre a raccontare nuovamente le due note vicende, intrecciandole variamente, il film, diretto da Brad Furman (The Lincoln Lawyer, The Infiltrator con Bryan Cranston) su sceneggiatura di Christian Contreras (Fury, The Infiltrator, Snowden), a sua volta tratto da Labyrint, il libro scritto da Randall Sullivan, avanza un’ipotesi suggestiva, non sappiamo quanto vera. Sul finire degli anni ‘90 era esploso il famoso scandalo Rampart, che, oltre al film omonimo con Woody Harrelson, ha direttamente ispirato altri film come Dirty – Affari sporchi, Training Day, Cellular, Crash e anche la serie tv The Shield e il videogame Gran Teft Auto: San Andreas. Ben 70 poliziotti erano stati messi sotto accusa per corruzione, alcuni proprio sbattuti in galera. Il libro scritto da Sullivan (in base alle investigazioni di Poole) afferma che il caso sia stato fatto deflagrare per confondere le acque nel momento in cui stavano affiorando indiscutibili prove sul coinvolgimento nel delitto da parte dell’etichetta discografica Death Row (quella di Marion “Suge” Knight), che aveva nel suo libro paga molti poliziotti, da sempre al centro di pesanti illazioni e vanamente sotto indagine da parte dell’FBI. Quello che nuoce al film è il suo essere da una parte una ricostruzione che si vorrebbe rigorosa di uno dei molti periodi bui della giustizia americana e in particolare losangelina, dall’altro il tono eccessivamente enfatico dei dialoghi e la retorica nella costruzione delle tipologie umane. I due protagonisti, Poole e il reporter Jackson, affidati ai due volonterosi Johnny Depp e Forest Whitaker, sono un cliché vivente di luoghi comuni di genere, due personaggi troppo letterari, che immolano l’esistenza e la carriera sulla soluzione di un unico caso, e stonano nel contesto di una narrazione di così documentaristica ambizione. Peccato perché la complessa vicenda, che copre un arco di circa vent’anni, affollata di nomi, con tanti andirivieni fra 1995, 1997, 2005 e 2015, sarebbe assai interessante, anche per uno spettatore non appassionato che non potrà non ricordare i tanti film sulla corruzione di quella città e le terrificanti tensioni razziali, la vera guerra fra poliziotti e cittadini di colore e pure fra poliziotti bianchi e poliziotti neri all’interno dello stesso dipartimento. Per un appassionato di noir, di costume e di musica poi, l’argomento è ancora più intrigante. Si tratta di eventi tutti trattati in molti film, ne consigliamo alcuni, validi da un punto di vista spettacolare e attendibili da quello informativo come Streigh Outta Compton, Rampart e i due sulla morte di Tupac e di BIG, davvero in tema. Ma non possiamo trascurare film dove la realtà è stata più romanzata, come nei titoli succitati, da Training Day a Dark Blue e L.A. Confidential, oltre alla filmografia di David Ayer. E in letteratura i devastanti romanzi di Ellroy, senza dimenticare la quintessenza dello spleen losangelino, con la malinconica constatazione che la Giustizia non esiste e la sua ricerca costa un prezzo altissimo, Raymond Chandler con il suo immortale Philip Marlowe.
Interessante comunque
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