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Spider-Man: Homecoming

“Supereroe springsteeniano”

di
Dopo i tre film di Sam Raimi e i due “Amazing” di Marc Webb, quando sembrava che tutto il raccontabile fosse stato raccontato, ecco che arriva un tale Jon Watts, classe 1981, regista di qualche serie tv e del discreto thriller Cop Car, e riesce a sorprenderci. Responsabile anche della sceneggiatura, cui hanno messo le mani ben otto altri autori (oltre ai creatori del personaggio, Stan Lee e Steve Ditko), pur senza eccessi creativi né snaturamenti narrativi, rilancia alla grande un personaggio che sembrava ormai esaurito. Il dubbio, la speranza se vogliamo, aveva fatto capolino durante Captain America: Civil War, in cui aveva fatto la sua breve apparizione uno Spiderman diverso dal solito.
 
Lo avevamo visto inserirsi fra gli altri Avengers nella sequenza del combattimento all’aeroporto, lo ritroviamo oggi da protagonista, grazie a un’intelligente sinergia fra Sony e Marvel Studios/Disney (con distribuzione Warner). Introdotti dalle note dell’ottima rivisitazione della celeberrima sigla per mano di Michael Giacchino e dopo uno spiritoso aggancio con il passato, ritroviamo un ragazzino che, reduce dallo scontro con tutti i suoi idoli, è sempre insicuro ma gasato, eccitato dalla conoscenza di personaggi del calibro dei mitizzati Avengers e soprattutto di Tony Stark, che col suo solito stile sembra averlo preso sotto la sua ala, per fargli iniziare un percorso di maturazione, di consapevolezza, che gli consenta di usare al meglio i suoi poteri (Stark sarebbe l’ultima persona al mondo a poter impartire lezioni di umiltà, ma grazie a dio se ne rende conto).
 
Peter però, che è un vero adolescente di 15 anni pasticcione e impreparato, ha fretta di abbandonare la dimensione di eroe di zona/Queens, che gli sta stretta. Incappa per puro caso in un traffico di armi di devastante potenza, fabbricate con pezzi sottratti ai rottami alieni fra le macerie di NY, traffico gestito dall’inferocito Avvoltoio, un ex imprenditore del recupero rifiuti fallito per colpa della società di Stark, esponente di quella classe lavoratrice che si sente vessato dai riccastri prepotenti, che fanno soldi anche sulle rovine che hanno provocato proprio loro. Gran parte della riuscita di questo personaggio dipende dalla prestazione di Michael Keaton, attore che oggi sembra impossibile pensare come al reietto che era diventato negli anni ‘90/2000. Intanto Peter deve mandare avanti la sua doppia vita, perché ovviamente a scuola è considerato una nullità, sbeffeggiato dall’odioso Flash Thompson, anche se è uno studente dotatissimo, e naturalmente è invano innamorato della più bella.
 
La cosa principale però è acquisire credibilità agli occhi del severo Tony e la smania del ragazzino gioca tutta a suo sfavore. Senza prendersi troppo sul serio, con humor, ritmo, leggerezza, senza pensose ambasce esistenziali, rovelli interiori e/o problemi etici e morali (che impediscono a tanti super eroi di godersi quel dono divino che hanno ricevuto dalla sorte), Watts abbassa ancora l’età di Peter, sceglie un interprete azzeccato (Tom Holland, un po’ un miracolato) e riprende una storia notissima aggiornandola alla saga degli Avengers a rendere plausibile i futuri, previsti intrecci. Si permette anche un riuscito colpo di scena nella parte finale, senza dimenticare che in un’intervista aveva dichiarato che il suo Spiderman avrebbe “incontrato” John Hughes. Jon Favreau torna come Happy Hogan, vero grande amico di Downey/Stark, nella vita vera e nella finzione. Marisa Tomei torna pure lei come involontaria MILF. Intorno una miriade di facce note ai frequentatori delle serie tv di qualità. Perfino l’amico sovrappeso Ned (Jacob Batalon), che sembra la solita macchietta fastidiosa, acquista invece ragione d’essere nel corso della narrazione.
 
L’Homecoming del titolo fa riferimento al ballo di fine anno, momento topico in cui l’adolescente si affaccia sulla vita “adulta”, e quella fatidica notte diventa anche per Peter/Spiderman il momento della verità. Ma ci si può leggere anche un ritorno del personaggio in casa Marvel. Conclusione con adorabile (ci sia perdonato l’aggettivo) comparsata di Gwyneth Paltrow e suo delizioso “duetto” con Tony. Breve scena durante i titoli di coda e deliziosissimo finale con Captain America, da non perdersi assolutamente. Complimenti a tutti, davvero.
 
 

Una piacevole sorpresa

8