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Napoli velata

Questi fantasmi

di
Adriana (la malinconica Giovanna Mezzogiorno) è una donna bella, che sta appena cominciano ad appannarsi, complici anche la sua ricercata solitudine sentimentale e un lavoro molto particolare, l’anatomopatologa (è un medico che fa autopsie). Come apprendiamo dall’incipit del film, ha subito anche un trauma pesantissimo nella sua infanzia. Un giorno a una festa di amici si lascia rapire da un amore di una notte, che però al mattino sembra denso di promesse. Tutto però andrà per il verso sbagliato, trascinando la donna in un limbo angoscioso, dove realtà e sogno (o meglio incubo) si mescolano indissolubilmente.

Contribuisce all’atmosfera misteriosa della narrazione una Napoli davvero finalmente bellissima, dove i vicoli non sono luoghi di spaccio e degrado, ma vie piene di vita e mercati, dove i palazzi dei borghesi intellettuali sono appena elegantemente scrostati dai secoli e una classe sociale, certo privilegiata rispetto alla massa, si mischia con un certo snobismo alle parti più proletarie ma autentiche, mischiando antiche tradizioni a esistenze moderne. Ozpetek non tralascia qualche incursione bizzarra, come l’adunata di anziani trans accuditi da amorevoli suore, intenti a decifrare numeri e presagi, e mammane inquietanti e oggetto di venerazione, che possono leggere il futuro, incuneate nel loro basso fatiscente. Il regista ha messo al lavoro un cast di bellissime donne mature, alcune misteriose e inquietanti come una setta segreta, donne forti e ambigue, a tratti degne di un film di Dario Argento, che tutte nascondono antichi segreti, rancori, vendette, ferite, in una sorellanza obbligata ma mai certa.

Oggetto del desiderio e soggetto scatenante, è il fascinoso Alessandro Borghi. I veli cui fa riferimento il titolo e che ricorrono nella narrazione, rendono incerti i confini fra il reale e il percepito, fra la verità e la menzogna, fra ragione e follia, rendendo tutto vago e ingannevole. Tornando ad atmosfere che ricordano quello che per noi è stato uno dei suoi film migliori, il lontano (1996) Il bagno turco, Ferzan Ozpetek scrive e dirige una storia che mantiene sempre in equilibrio fra dramma sentimentale e thriller, intrecciando indagini poliziesche a quelle psicologiche, personaggi reali ad altri che chissà forse non lo sono. Fra mistero sovrannaturale e terreno, il regista sceglie di lasciare ogni supposizione allo spettatore, con un finale (per noi la scelta migliore) del tutto indefinito.
 
 

 

 

intrigante

7