MovieSushi

Miss Sloane

Ogni cosa è pilotata

di
Lobbista: termine che si usa poco e malvolentieri da noi, potrebbe corrispondere a faccendiere ma è meno specifico e soprattutto non emana la legalità del vocabolo anglosassone. Si tratta infatti di una figura legittimamente riconosciuta che effettua pressioni sui rappresentanti di Governo per arrivare al risultato voluto dalla propria parte pagante, il committente delle pressioni. Le società che si occupano di lobbying sono la concretizzazione di un sistema vulnerabile, un mondo deformato in cui le aziende assunte per portare avanti gli interessi delle multinazionali ricorrono a ogni sistema, ovviamente anche illecito, per conseguire il loro fine, per fare bene il loro mestiere e arricchirsi conquistando sempre nuovi clienti, talvolta con una foga che deriva dal puro desiderio di prevalere, di annientare l’avversario, qualunque sia il progetto portato avanti.
 
Tali organizzazioni sono potentissime ovviamente, perché hanno profonda conoscenza di tutto il marcio che si è stratificato nei vari livelli di potere, rendendolo permeabile a ricatti e ritorsioni. In Miss Sloane, diretto da John Madden (Shakespeare in Love, Il mandolino del Capitano Corelli, Il debito, Marigold Hotel) e scritto dall’esordiente Jonathan Perera, la lobbista protagonista è una giovane donna di troppo successo nel suo mestiere, cosa che all’apparenza le fa perdere un poco il contatto con la realtà, spingendola verso atteggiamenti che mettono a rischio una carriera costruito a scapito di qualunque altra cosa, amicizie, affetti, pure salute. Per infangarla e vanificare la sua efficienza nella costruzione di un solido fronte a favore del maggiore controllo nella vendita delle armi (argomento si sa spinosissimo negli USA), viene trascinata dalla sua ex azienda, ora rivale in affari, in uno scandalo costruito ad hoc e sbattuta davanti al Congresso con l’accusa di corruzione (dalle nostre parti ci rideremmo sopra). Potrà l’algida, rampante, manipolatrice, elegantissima Miss Sloane farsi prendere in castagna? Nessuno si batte per proteggere la Nazione (o quella Costituzione con cui tutti si sciacquano la bocca) ma solo gli interessi della sua parte e tutto si riduce a una pure e semplice guerra fra bande in cui nessuno è in cerca della verità, del bene per il Paese. Miss Sloane è un film di genere, quel genere che mentre mette in scena i guasti del sistema, in fondo lo magnifica perché contiene in sé anche gli anticorpi, la possibilità che chi sbaglia paghi e almeno negli USA il prezzo è spesso alto. Anche il “colpo di scena” finale è molto “di genere”, per mandare a casa lo spettatore contento, pur ben conscio che nella realtà le cose vanno assai diversamente. Sono film di genere perché ormai scritti in base a regole codificate, personaggi a vario titolo borderline, beghe giuridico-legali complicate, moltissimi dialoghi con fitto scambio di veloci battute, su modello di Aaron Sorkin che con le sue due serie tv, West Wing e Newsroom, ha dettato legge in materia. Ma non dimentichiamo House of Cards e molti film, che con taglio da legal drama o da thriller hanno indagato un sottobosco che ormai è in piena, ufficiale luce (da Thank You for Smoking, a Le idi di marzo o anche Michael Clayton, oltre che vari documentari).
 
Solo in un paio di casi, Il Presidente – Una storia d’amore e Il distinto gentiluomo, si è tentato di buttarla sul frivolo. Produce Luc Besson, di cui è ben nota la predilezione per le donne dal forte carattere. Ottimo cast complessivo, al fianco della bellissima, glaciale Jessica Chastain compaiono diversi bravi attori, tutte facce ben note, che si impegnano per rendere credibili personaggi costruiti (accuratamente) a tavolino. Tutti però sono garanzia di un prodotto commerciale di buon livello, che assicura le sue due ore abbondanti di intrattenimento, purché corredato da obbligatoria attenzione.
 

Convenzionale ma accettabile

6