Le ultime 24 ore
Just for one day….
Ethan Hawke sembra essere un attore al quale piacciono le storie che raccontano le degenerazioni di un futuro prossimo venturo, dove la tecnologia è stata usata contro l’umanità, scavando un baratro fra élite al potere e masse circostanti, con scagnozzi al servizio dei più ricchi capaci di qualunque efferatezza, a massacrare come agnelli i più deboli. Nel film Le ultime 24 ore, interpreta Travis, un ex contractor di altissimo livello, al di sopra del bene e del male (o almeno così lui crede), che ha deciso di ritirarsi, devastato dal dolore dopo il misterioso assassinio della moglie e del figlio. Si lascia però convincere dal suo più caro amico, rimasto nel giro, a compiere un’ultima missione, eliminare un testimone che è sotto protezione Interpol, nella persona della volitiva agente Lin. Che è anche bella e sensibile e di cui improvvidamente Travis si lascia ammaliare quando dovrebbe invece ammazzarla. Un improbabile killer con troppi talloni d’Achille per essere credibile, facile vittima di sentimenti, diventa facilmente a sua volta vittima proprio di chi lo ha intenerito e fatto deragliare dai suoi doveri. Ma non finisce qui e a questo punto la trama vira al fantascientifico. Il segreto su cui la bella poliziotta sta indagando riguarda una procedura che Travis sperimenta sulla (anzi, sotto) la propria pelle. Viene infatti resuscitato con una procedura misteriosissima, che però lo manterrà in vita solo 24 ore, a meno di intervento successivo, tempo scandita da un display inserito nel braccio. Procedura che la bieca Red Mountain, sua datrice di lavoro, ha testato con disinvoltura sui soliti indifesi ultimi della terra, poveri, bambini, e per la quale dovrebbe essere messa sotto accusa. A questo punto, folgorato sulla via di Damasco, Travis, avendo finalmente messo insieme i pezzi del puzzle, comprende che deve impiegare il tempo che gli resta contro i malvagi che ha servito fino adesso, ritrovando la bella poliziotta e convincendola della sua buona fede. Via quindi alle scene d’azione, condite da sparatorie devastanti, agguati di ogni tipo, fughe e inseguimenti, tradimenti e allucinazioni che confondono le già confuse cose. Il tema è abusato (la missione con il timer che ticchetta), argomenti e personaggi pure (la bieca multinazionale, i cadaveri da resuscitare per farne uso bellico, il killer pentito, l’amico fedele, l’amore impossibile). Accettiamo la poca originalità della storia, guardiamo senza annoiarci le sequenze d’azione, ma non digeriamo la psicologia dei personaggi, troppo melodrammaticamente improbabili e scontati, con comportamenti funzionali al proseguimento della trama ma non sorretti da un’adeguata costruzione. Dirige l’ex stunt Brian Smrz. Omaggio a Rutger Hauer nell’assegnargli un personaggio marginale ma decisamente “badass”.
rimasticato
5