Come un gatto in tangenziale
Borghesi e borgatari
di Giuliana Molteni •
Quanto dura un gatto in tangenziale? Pochissimo. La nota battuta serve a pretesto per introdurre una storia che parla di amori improbabili, che appunto hanno pochissime possibilità di durare a lungo. L’ultimo film interpretato da Antonio Albanese insieme a Paola Cortellesi, da lei scritto insieme a Giulia Calenda, Furio Andreotti e al marito/regista, racconta di Giovanni, ricco professionista romano, a capo di una stimata azienda di “pensatori”, consulenti ricercati per proporre soluzioni a livello europeo per una vasta gamma di problemi. Fra i quali oggi lampeggia clamorosamente l’integrazione fra le varie fasce sociali, il recupero di quelle periferie vicine ma lontane anni luce dal “centro”, ingestibili congreghe di un’umanità allo sbando. Giovanni è padre di una deliziosa jeune fille tredicenne, che cresce da solo come fosse un fiore raro. Che ritrova colto da un truzzissimo ragazzetto (tipologia spauracchio di ogni padre di figlia femmina), che proviene dalla desolata (ma vivace) landa di Bastogi, agglomerato di case popolari fra Torrevecchia e Quartaccio, dimenticato da dio e dalle amministrazioni. Ma se l’unione sconvolge la vita dell’uomo, anche la madre del ragazzo manifesta le stesse convinzioni. Monica, donna-guerriera per non soccombere, in realtà ben conscia che la vita potrebbe essere diversa e che per questo lotto quotidianamente, non si fa illusioni nemmeno lei. Forzatamente i due si frequenteranno e conosceranno. Vedi mai che un po’ del meglio di ciascuno finirà per migliorare i lati negativi dell’altro?
Tutto già visto e sentito certo, sia dal punto di vista dell’amore “interclassista” sia per quanto riguarda la blandissima critica sociale (la politica ruba sì è vero, ma anche continuare a lamentarsi è ugualmente disonesto, perché se ne trae alibi per adeguarci al peggio, restando nel proprio pantano senza reagire o peggio imitando gli odiati modelli). Ladri loro insomma, ladri noi, che fa anche comodo in fondo. Tutto è raccontato senza guizzi creativi ma anche senza eccedere nel grottesco, senza concessioni al sentimentalismo o a romanticherie (che sarebbe improbabile dato il tono dato alla narrazione), con quel garbo che si incarna nel personaggio interpretato da Antonio Albanese, col suo eloquio sempre forbito, il suo sguardo perplesso, paziente, da cui emana intrinseca, incrollabile civiltà. Ma che avverte dichiaratamente la stanchezza, la sconfitta nella realtà. e non si rifugia ipocritamente come l’ex moglie in un pseudo-glorioso passato da rivoluzionario. Più facile il ruolo della Cortellesi, al suo quinto film con il marito, che pur tinta e tatuata non è del tutto credibile come borgatara scatenata, troppo levigata e “diva”. Ma la coppia sullo schermo funziona. Macchiettistici invece i personaggi dei rispettivi coniugi dei due protagonisti, Claudio Amendola fa il solito coattone e Sonia Bergamasco è l’insopportabile radical-chic emigrata a coltivare lavanda in Provenza. Una sorpresa le due zie gemelle di Bastogi, Alessandra e Valentina Giudicessa, due non professioniste, una fortunata scelta fatta durante i sopralluoghi per il film. Il nobile e la plebea, l’intellettuale e la burina, il manager e la prostituta, il professore e la popolana (raramente a parti invertite, è più spesso l’uomo che migliora e redime) è tema sfruttato in molti film. A volte entrambi si fanno del bene, grazie a una sbirciatina nell’altro mondo, superando i luoghi comuni e i pregiudizi più vieti. Perché c’è del buono da ambo le parti, se si è disposti a rinunciare a ipocrite facciate. Nel film Giovanni finisce in contraddizione con quanto sempre proclamato, ma anche Monica si scopre vittima di luoghi comuni speculari. La “contaminazione”, tanto invocata da Giovanni nella sua vita professionale e in quella famigliare, non ha funzionato, non può funzionare. Perché a non sopportarsi, a non capirsi non sono solo borghesi e borgatari, ma italiani e stranieri, e forse perfino onesti e disonesti. Oppure potrebbe funzionare, ma durando appunto quanto un gatto in tangenziale.
Spiritoso, con un senso
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