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Coco

Ricordarsi di non dimenticare

di
In un Messico dai caldi colori, il ragazzino Miguel va pazzo per la musica e da grande vorrebbe diventare un famoso cantante. La sua famiglia però è totalmente ostile alla musica, per un dramma famigliare che risale a un paio di generazioni prima. Siamo nel periodo della Festa dei Morti, il Dìa de los muertos, in cui nei cimiteri gli spiriti dei defunti si aggirano sereni al fianco dei vivi che rendono loro omaggio. Perché certo, morire si muore tutti, ma solo lo spirito di chi è ricordato permarrà in eterno. Miguel si ribella e fugge e in questa sua fuga, attraverso la chitarra di un defunto molto speciale, approda nel Regno dei morti, dove molte verità gli saranno svelate. Coco, film Disney ma prodotto da Pixar (in mood Up), è uno strano film, che ha avuto qualche traversia creativa, visivamente ricchissimo, affollato di citazioni delle tradizioni popolari legate a questa importantissima festa (senza dimenticare un personaggio “cult” come Frida Khalo) che mette in scena con sontuosità visiva e perfezione tecnica, forse proprio fatto con un occhio all’immenso mercato latino americano. Inevitabilmente ricorda gli scheletri di Tim Burton e Il libro della vita, il film del 2014 prodotto da Guillermo del Toro, motivo per cui erano sorte altre polemiche. Coco sembra per più di metà un film diverso da come poi arriverà allo spettatore, non particolarmente appassionante né spiritoso, mentre segue le disavventure del ragazzino (abbastanza scontate), in fuga dalla sua matriarcale famiglia, in fuga poi dai morti, che sono sempre una frequentazione rischiosa, e poi in fuga proprio da chi credeva di desiderare più di tutti. E così dovrà inseguire chi più di tutti merita di essere trovato. E qui sta la sorpresa. Infatti, dopo un colpo di scena che ravviva l’interesse, la narrazione si riprende, ma in una direzione del tutto inattesa, proprio una brusca sterzata, davvero toccante dal punto emotivo (specie pensando a un ragazzino ma non ne uscirà incolume nemmeno l’adulto), con un finale assai commovente, che una conclusione riconciliatoria tenta invano di stemperare. Se pensiamo che si tratta di un film “natalizio” la scelta dei distributori non può che destare perplessità.
 

Un film sdoppiato

7