Amityville – Il risveglio
Le case hanno gli occhi
di Giuliana Molteni •
In un mondo sempre più angosciosamente in preda alla follia e alla violenza, inermi e indifesi di fronte al terrorismo o alla grande finanza, non vediamo l’ora di chiuderci nella nostra amata casetta, in seno alla famiglia dispensatrice di calore e solidarietà. Per costruire, per solidificare, per rilanciare, per leccarci le ferite. Tragedia quindi quando proprio questi due pilastri, famiglia e casa, barcollano, quando ci tradiscono e si rivoltano contro di noi per annientarci.
Probabilmente questo è uno dei motivi del successo dei film horror che raccontano delle case infestate, tema trattato in una serie infinita di film (dal ’79 sono 19), variamente riusciti, fra cui spiccano quelli dedicati alla famosa dimora di Amityville, la cui vicenda originaria è più o meno realmente avvenuta, coinvolgendo in seguito anche i coniugi Warren, altra coppia reale, “frequentata” dal cinema horror. Citando e facendo anche dello spirito sui precedenti più noti, arriva in canonico periodo estivo un ennesimo trattamento, prodotto dal sempre presente Jason Blum, attraversando (si dice) varie traversie creative. A dirigere è Franck Khalfoun, dotato per l’horror, già responsabile di -2 Livello del terrore, Maniac, Wrong Turn. La solita famiglia ignara si insedia in una bella magione nella tristemente nota cittadina, al fatidico indirizzo di 112 Ocean Avenue. Come al solito sono ignari (almeno così sembra) e non insospettiti dal prezzo troppo conveniente. La famiglia è lacerata da un dramma avvenuto un paio di anni prima, un incidente ha causato danni irreversibili al figlio adolescente che giace rattrappito come un feto, fornito di tutti i macchinari per restare in vita. La sorella maggiore (gemella del ragazzo) è da manuale, ribelle e ostile, la sorellina è una tenera e vulnerabile biondina, la madre, ossessionata dalla cura del figlio, è indurita dal suo ruolo, in quanto pure vedova di marito amato e morto di cancro. Chiaro che su questo tessuto lesionato il Male, che emana dalla famosa stanza rossa, murata nel sotterraneo, non farà fatica a tessere le sue trame omicide. Sembrerebbe una riproposizione poco originale ma suscettibile di sviluppi almeno vagamente interessanti e invece no.
Perché ogni passaggio di una storia troppe volte raccontata (e non solo riguardo Amityville) non riesce mai a risollevarsi dalla banalità, dalla prevedibilità più vieta, non riuscendo mai a “spaventare” ma finendo per sfiorare il ridicolo. Bella Thorne si limita a fare la cattiva ragazza con rossetto e unghie nere e la bocca sempre socchiusa “alla Ben Affleck”. Il ragazzo comatoso è Cameron Monaghan, che ha dato un’ottima prova nella serie Shameless (incredibile l’incapacità che spesso mostra il cinema di sfruttare adeguatamente attori che su piccolo schermo hanno mostrato di essere davvero bravi). La ben più nota e stimata Jennifer Jason Leigh si presta a fare la disturbata madre, forse la presenza più “inquietante” del film, ma senza riuscire a risollevare le sorti del film.
Banale, noioso
4