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Emoji – Accendi le emozioni

Fuga nel Cloud

di
Bene aveva capito Walt Disney che antropoformizzare animali e oggetti era una mossa vincente (e quando Pixar lo ha fatto con gli stati d’animo abbiamo visto il successo). Ma anche umanizzare i meccanismi di un computer, come è stato fatto con Tron, ha permesso a molta gente, prima del dilagare dei Personal Computer, di capire cosa fossero programmi, virus e firewall.
 
E non dimentichiamo Ralph Spaccatutto che ci ha fatto entrare proprio dentro i mitici cabinati dei videgames da sala giochi. Oggi arriva un nuovo esempio, senza pretese di entrare nella storia del cinema, un film in animazione che si chiama Emoji e si propone lo stesso scopo con quegli oggetti che hanno cambiato atteggiamenti nelle vite singole e nei comportamenti di massa, i cellulari, gli amati/odiati smartphone. Gene è un emoticon “Bah” (in originale Meh), dalla faccia perennemente “scoglionata”, installato sul cellulare di Alex, il solito ragazzino imbranatissimo, che non osa nemmeno mandare una “faccina” alla ragazza che gli piace (figurarsi scriverle o addirittura parlarle). Ma fra i mille emoticon l’unico che gli crea problemi è proprio Bah, che ha scoperto da tempo di avere altre varietà nel suo ventaglio espressivo e soffre a non poterle mostrare. E ogni tanto qualcosa di non canonico gli scappa. Gene sarà costretto alla fuga, insieme a due altri dropout come lui, l’emoticon Mano, quello del Gimme Five, ormai obsoleto, e la risoluta Rebel, hacker ben decisa a fuggire fuori dal cellulare per approdare nel Cloud, dove si può essere liberi, mostrando ciò che si è veramente. Ma mentre fuggono provocano sfracelli che fanno impazzire il telefonino di Alex, che si trova costretto a ricorrere all’assistenza per formattare il cellulare. Così facendo però tutto sarà cancellato e gli abitanti di quel favoloso mondo nascosto svaniranno tutti in uno sfrigolio elettrico. Come salvarsi la vita restando se stessi? Doppiatori abbastanza noti ma meno del solito, anche se nell’originale ci si può divertire nell’ascoltare la voce di Patrick Stewart che con il suo impeccabile accento presta voce all’emoticon Poop. Da noi il protagonista è doppiato da Federico Russo (in inglese è T.J. Miller), sempre leggermente toscaneggiante, mentre si difende bene Marisa Passera (in inglese Maya Rudolph), sua collega a Radio DJ, che dà voce all’emoticon più usato, lo Smile, ben decisa a non mettere sottosopra il suo ordinato universo.
 
Sponsorizzato dalle molte aziende produttrici delle app nominate nel film, Youtube, Dropbox, Spotify e così via, Emoji non fa ammazzare di risate ma, privo di doppi sensi e di volgarità, con una selezione di canzoni facile, diverte moderatamente, forse indirizzato a un pubblico più di giovanissimi e ai loro nonni, più che ai cattivissimi adolescenti e ai genitori. Paradossalmente infatti Emoji sembra un prodotto adatto a bambini e anziani perché i primi sono gli utilizzatori più istintivi del cellulare e delle sue possibilità, mentre i secondi potranno forse muoversi meglio fra app ed emoticon, aiutati dalla visualizzazione della storia. E il “messaggio” non è da buttare. Al di là della caccia al “diverso” che è il piccolo Bah che sa amare, ridere e piangere oltre che “scoglionarsi”, il film, scritto dallo stesso regista (uno non alle prime armi) e da Eric Siegel, ci dice che tutti noi dovremmo poterci esprimere oltre i limiti che la società ci impone, senza farci rinchiudere nei ruoli, ingessandoci in comportamenti prefissati rigidamente. Noi siamo vasti, conteniamo moltitudini, non dimentichiamocelo ;-)
 

Tags: anthony leondis, Animazione, Warner