Interviste

Susan Sarandon

Susan Sarandon: "Vi dico la mia su donne, politica, Hollywood e... Avatar"

[del 01/03/2010] [di Diego Scerrati]

Fatele fare tutto, ma non fatela cantare. Non inganni il musical The Rocky Horror Picture Show, perché Susan Sarandon ammette che se ha un punto debole, quello è proprio il canto. Per il resto, non conosce rivali: dalla politica al cinema fino alla stessa concezione della vita, mette in campo un carattere e una magnetica sicurezza che le donano un fascino senza tempo da far impallidire le più giovani e avvenenti colleghe. Ve lo possiamo assicurare noi, che l'abbiamo incontrata a Roma nell'ambito della rassegna "Viaggio nel cinema Americano", che continua a portare all'ombra del Colosseo i maggiori esponenti dell'industria cinematografica d'oltreoceano. Una Sarandon a tutto tondo si è così raccontata al pubblico, ripercorrendo i tratti salienti della sua carriera, dagli inizi difficili fino alla consacrazione con Thelma & Louise di Ridley Scott.

Da anni simbolo di una sensualità che non fa i conti con il tempo che passa, l'attrice dice di aver sempre guardato ad Anna Magnani come modello di donna cui fare riferimento: "Quando avevo l'età di mia figlia Eva, donne come lei o Barbarella non rappresentavano una bellezza classica, ma erano sexy perché avevano in loro qualcosa che diceva sì alla vita". Grazie a Thelma & Louise è diventata lei stessa un'icona della femminilità e del femminismo: "Con The Rocky Horror Picture Show volevamo dire al mondo che non bisogna sognare di essere, ma che si deve essere. Per molte donne Thelma & Louise è stato il proseguo di quella riflessione. È come se con il primo film si fossero svegliate e con il secondo abbiano iniziato ad agire".

Il film divenne così il simbolo della lotta femminista, sebbene sia stato diretto da un uomo, il quale però secondo la Sarandon ha un pregio fondamentale: "Credo che il merito di Ridley Scott sia stata la comunicazione. Parlavamo molto durante le riprese e alla fine sono cambiate molte cose rispetto alla sceneggiatura originale. Non volevamo che il film fosse un film di vendetta. All'inizio la scena dell'omicidio doveva sembrare un'esecuzione, ma lo abbiamo trasformato in qualcosa di inconsapevole, in cui lei non si rende nemmeno conto di avere una pistola in mano. Per tutto il film vive con un senso di colpa sapendo che dovrà pagare per ciò che ha commesso".

Il suo lato pù spiccatamente femminista emerge quando rivela il desiderio di vedere un giorno una donna come Michelle Obama candidata alla presidenza degli Stati Uniti, convinta possa essere addirittura migliore del marito, per il quale comunque nutre ancora molta stima: "Obama ha restituito il governo al popolo e ha usato la diplomazia per dialogare con le persone che non sono d'accordo con lui e non solo per ricompensare quelle che sono d'accordo. Sono più che altro delusa dalle persone che gli sono intorno e frustrata per alcuni compromessi. La gente deve continuare a fare pressione su di lui per la riforma sanitaria e per il ritiro dall'Iraq, che procede in maniera ancora troppo lenta". Il suo impegno politico l'attrice non l'ha del resto mai nascosto, anche se ammette che non le ha mai causato problemi vista la a-politicità di Hollywood, dove l'unica cosa che non puoi permetterti di fare è solo "invecchiare e ingrassare".

Lei, per quanto ci riguarda, è ancora in formissima, soprattutto a giudicare dal suo ultimo splendido ruolo di nonna in Amabili Resti di Peter Jackson, un film ad alto budget ma che non le ha fatto certo dimenticare l'impegno per i piccoli film: "Oggi si possono realizzare film con piccolissimi budget, ma il problema è che molti di loro non trovano distribuzione. Purtroppo assisteremo ad un crescendo di film in 3D, mentre altre produzioni non arriveranno mai in sala". Frecciatina ad Avatar? "Quello che hanno fatto con quel film è pazzesco e il lavoro con gli attori ai limiti della follia. Ma è venuto benissimo, è un film fantastico". Se dovesse però dare lei un Oscar al miglior film dell'anno sceglierebbe senza dubbio: "The Hurt Locker, per tutte le difficoltà di produzione che ha avuto e perché, insomma, con più di 200 milioni di budget è facile fare un bel film".

E infine la domanda di rito sui consigli da dare ai giovani interpreti, ovvero sugli obiettivi che bisogna prefiggersi per riuscire a diventare come Susan Sarandon: "Nessuno", risponde lei, "Sono quella che sono perché tutti i miei piani sono falliti".

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