Sherlock Holmes sta approdando sui nostri schermi e l’attesa è in continuo aumento. Abbiamo incontrato a Londra regista (Guy Ritchie, lo stesso del recente Rock’n’rolla, che con questo film si dimostra capace di sovvertire le fondamenta non solo di un mito, ma anche del suo modo di fare cinema) e protagonisti (Robert Downey Jr e Jude Law) nel corso della conferenza stampa, chiedendo loro di parlarci di questa nuova, notevole, esperienza.
Mr. Ritchie, come si è confrontato con lo Sherlock Holmes del passato?
L'ho gestito come fosse un piccolo film indipendente, nonostante fosse una grande produzione di uno Studio. Ho mantenuto una forte identità inglese, però ho sempre tenuto a mente che si trattava di un film per il grande pubblico anche americano. Spero che vada comunque bene al botteghino.
Non aveva paura di perdere l'integrità di Holmes con questa rilettura?
Io sono sempre stato un fan dell'opera originale, è stata una delle mie prime letture di bambino a scuola, e non volevo certo tradirla, ma era necessario attualizzare il tutto per poterlo proporre oggi. D'altronde il successo di Holmes non è minimamente in discussione: se dopo più di 120 anni ancora lo si legge ed è così popolare è perché le storie sono ben costruite. Non potevamo certo stravolgere tutto, altrimenti avremmo perso credibilità.
C'è molta magia in questo Holmes e si intravedono scritture ebraiche della Cabala: una scelta casuale?
L'influenza essenziale nel film, che poi regge la storia, è l'esoterismo, che poi questo possa portare ad incrociare la cabala, è puramente strumentale.