Federico Moccia, il cantore delle generazioni X, Y, Z e di tutte quelle rese possibili dall’alfabeto, è tornato!
Lo scrittore e regista, nonché aspirante sociologo, più amato dagli adolescenti “perché riesce a capire davvero la nostra generazione, che non è una generazione facile”, come dichiara l’adorante Flavia Roberto, una delle interpreti del suo prossimo film, Amore 14, accoglie la stampa sul set romano dove si stanno svolgendo le riprese della pellicola: una splendida villa con tanto di parco e piscina dove avrà luogo una festa indimenticabile per i giovani personaggi.
Moccia, con quello che lui stesso definisce “una versione al femminile de Il giovane Holden diSalinger”, torna a raccontare il mondo adolescenziale di oggi “fortemente desideroso di innamorarsi – dice convinto – in un mondo dove, mi sembra, ci sia sempre meno amore”. Come un’Alice contemporanea (e quarantacinquenne…) che, rimasta nel paese delle Meraviglie e con gli occhi ottenebrati da esse, guarda il mondo triste ma reale, al di qua della tana del Bianconiglio, con perplessità e stupore, dichiara di aver voluto raccontare “quell’adolescenza che, per me, rappresenta la maggioranza dei ragazzi, a dispetto di quella privilegiata dai media per i suoi comportamenti estremi come il consumo di alcol e droga”. Del resto, il privilegiare i colori pastello alle tonalità dark nell’osservazione del mondo reale fa da sempre parte dello «stile-Moccia».
Ad accompagnarlo c’è il cast al completo: la romantica protagonista Veronica Olivier (Carolina detta «Caro»), Beatrice Flammini (che interpreta Alis, senza pseudonimi, la sua amica che ha tutto dalla vita ma che, in realtà, è infelice e incompresa), Giuseppe Maggio (Massi, il bello e dannato che fa palpitare il cuore di Caro) e Raniero Monaco di Lapio (ex concorrente del «gieffe», cioè del Grande Fratello, nella parte del fratello scrittore ed anticonformista della stessa Caro).
Tutti insieme in questa fiaba “buonista”, come la definisce lo stesso autore, lente d’ingrandimento sociologica sul mondo adolescenziale.
Con Amore 14 ha deciso di tornare ai quattordici anni, all’ultimo anno delle medie, dopo le pellicole precedenti incentrate su personaggi più grandi...
In questo senso, per me, Amore 14 ha rappresentato una sfida. Dopo Tre metri sopra il cielo, Ho voglia di te, Scusa ma ti chiamo amore con protagonisti sempre più grandi, dai 18 fino ai 37 anni addirittura, mi divertiva, come scrittore, raccontare le esperienze dei quattordicenni, cercando di ritrovare il linguaggio, gli occhi e il cuore di una ragazza di quell’età e di descrivere il modo in cui lei vede tutto quello che la circonda.
Come stabilisce che tipo di storie portare sullo schermo o tra le pagine di un libro? Non è un progetto calcolato a tavolino. La voglia di scrivere un certo libro non è condizionata da altri fattori: senti che per te è il momento di raccontare una certa storia e decidi di assecondare quel desiderio. Proprio come, in questo momento, sta crescendo in me, come la marea, il desiderio di una storia diversa…
Qualche anticipazione su questo nuovo lavoro?
Non posso perché ancora non so di preciso che cosa farò, però sento la voglia di maggior maturità e, quindi, di canoni diversi con cui confrontarmi ma non ho ancora individuato una storia da narrare su queste tematiche.
Cosa l’ha attirata del mondo adolescenziale tanto da tornare ad occuparsene? Credo che il punto centrale, mettendomi nei panni della protagonista di Amore 14, sia stato la necessità di attenzioni vissuta da parte di tutti i quattordicenni, sia maschi che femmine, nel loro percorso di crescita. Si tratta, in questo caso, di un amore diverso: quello nei confronti della vita e di ciò che ci circonda.
Un’età comunque complicata, quella dei quattordici anni, segnata da una certa spensieratezza ma anche dalla malinconia… Amore 14 racconta esattamente questo: la bellezza, l’incanto, la felicità di quel tempo accompagnati, però, da un’inquietudine di fondo legata al crescere e al maturare. Carolina, la protagonista, viene delusa da un’amica e, in quel periodo, quella è una delle cose che feriscono di più. Gli amici sono, infatti, le persone cui si racconta tutto, molto più dei propri genitori, e se ci si sente traditi da loro, tutto il mondo intorno crolla.
Perché ha definito Amore 14 come Il giovane Holden al femminile? Il giovane Holden è un libro che ho adorato e l’idea di confrontarmi con esso era una sfida che volevo affrontare.
Sicuramente l’abilità di Salinger non si può paragonare alla mia nel senso che è uno scrittore che ha messo tutto se stesso in quel romanzo con un’abilità ed una poetica rare. Mi piaceva raccontare le emozioni del giovane Holden quando, al cinema, teneva la mano della ragazza al suo fianco e come quel semplice gesto potesse essere, ai suoi occhi, già di per sé, un sogno. Carolina vive tutto questo riportandolo, però, ai giorni nostri, dove le ragazze, anche a tredici o quattordici anni, sono già donne.
Si tratta, comunque, di un omaggio del tutto personale poiché la storia non ha niente a che vedere con il capolavoro di Salinger: la poetica e le storie di contorno sono totalmente diverse.
Ha trovato difficoltà particolari nella scelta del cast? Sì, è stato davvero molto difficile trovare il cast giusto. Per me un cast si forma come una specie di domino: una volta trovato il primo elemento, gli altri arrivano automaticamente come una catena.
In questo caso avevo tantissima possibilità di scelta ma una volta trovata Veronica Olivier (Carolina), tutti gli altri sono arrivati di conseguenza e con enorme facilità. Tutto, però, deve formarsi con la giusta armonia perché ritengo che la credibilità nei rapporti tra i personaggi sia fondamentale.
Su Internet sono comparsi alcuni commenti non molto positivi sulle scene di sesso e di auto-erotismo presenti in Amore 14. Come giudica posizioni di questo tipo? Credo che sia sciocco ignorare alcuni aspetti della vita. Nella vita c’è il sogno, c’è il romanticismo e c’è anche il sesso. A quattordici anni si attraversa il momento più delicato perché è proprio in quella fase che si fanno i primi passi e le prime esperienze di quel tipo.
Non credo, però, che su questi temi si possa generalizzare. Magari chi ha scritto questi commenti è una persona particolarmente bigotta oppure si tratta di qualcuno di assolutamente normale che può aver trovato in quelle pagine elementi di fastidio rispetto ai propri canoni. A questo proposito, mi ricordo che una signora, a proposito di Tre metri sopra il cielo, mi disse che non era riuscita ad andare oltre pagina 49 a causa dell’ansia provocata dal pensiero che il proprio figlio potesse fare certe cose descritte nel libro. Le risposi che facendo finta di niente i problemi non si risolvono: bisogna avere la forza di continuare a leggere, arrivare a pagina 50 e poi a pagina 51 e così via e capire che la vita è fatta anche di queste cose e che è sbagliatissimo ignorarle. L’Italia, però, è un paese che tende facilmente ad ignorare certi aspetti della vita e a far finta di niente…
Il sesso esiste, si fa.
È un dato di fatto. C’è chi lo fa prima e chi lo fa dopo. Ci può essere la ragazza che arriva a ventisette anni perfettamente illibata e quella che l’ha fatto a quattordici anni. Lo racconta il mondo, lo racconta la vita.
Lei è considerato una guida dai giovani: sente questa responsabilità e come la gestisce? Il mio ruolo non è quello dell’insegnante. Io sono uno scrittore che si è trovato ad affrontare, in maniera diversa da altri, l’adolescenza. La mia responsabilità è solo quella di sapere che i miei sono libri che sollevano alcune riflessioni, invitando il lettore a fare alcuni ragionamenti. Credo che, in qualche modo, questi libri contengano effettivamente un’analisi delle vite di questi ragazzi. Me ne accorgo nei blog in cui alcuni ragazzi parlano di come un certo capitolo di un mio libro abbia risolto un loro problema. Ovviamente io non so se lo abbia risolto veramente però sono felice che abbia comunque offerto una particolare forma d’aiuto.
E quali erano, quando lei aveva quattordici anni, i suoi film di riferimento? L’hanno influenzata nel suo lavoro da regista? La febbre del Sabato sera caratterizzò tutta una mia Estate. Il cinema americano in generale segnò quella fase della mia vita, da Ufficiale e gentiluomo ad American gigolò. Richard Gere e John Travolta, anche con Grease, quindi, furono gli attori fondamentali in quel periodo della mia vita ma non credo che qualcosa in particolare mi abbia influenzato. Io ho sempre amato moltissimo il cinema e sono stati tantissimi gli elementi cinematografici che hanno convissuto nella mia attività di scrittore e forse è anche questa passione per il cinema che i giovanissimi che leggono i miei libri apprezzano.
I fan se lo chiedono sicuramente: ci sarà un sequel di Tre metri sopra il cielo, dopo Ho voglia di te? Avrei potuto continuare con Quattro metri… e poi Cinque metri… però era molto difficile dare una continuità forte a quella storia dopo Ho voglia di te e, quindi, non era giusto farlo.
Amore 14 uscirà il prossimo 30 Ottobre, prima di Scusa ma ti voglio sposare, sequel di Scusa ma ti chiamo amore, previsto tra Gennaio e Febbraio.
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