Polemica Ron Howard- Vaticano. “Paura, eh?” direbbe Carlo Lucarelli. Giornali e agenzie rilanciano la guerra santa del regista di Apollo 13, Frost/Nixon e del premio Oscar A beautiful mind, contro il papa, i vescovi e i cardinali (che nel film, complice Dan Brown, fa rapire dalla società segretissima degli “Illuminati”).
Notizia succulenta, ma io c’ero. Stavo al St.Regis, in conferenza stampa, e Ron Howard (che qualcosa del curato ce l’ha, Richie Cunningham ha lasciato il posto a un uomo di mezz’età deciso, sempre attento e troppo calmo) smorzava ogni accento polemico, fin dal farsi fare la domanda più pepata- sul Vaticano contro- dalla sua bionda, bella e militare guardiana della Sony, moderatrice e bacchettatrice dell’incontro. “Naturalmente, visto com’era andata la volta scorsa- racconta il regista- non abbiamo neanche cercato la loro collaborazione, pur non volendo mai lo scontro, perché facciamo tutto nel massimo rispetto. Non mi sorprende l’ostracismo della Chiesa, mi frustra però che queste critiche provengano da vescovi che abbiamo invitato spesso a vedere il film e che non hanno accolto la nostra disponibilità. E che quindi ci attaccano, allo stato attuale, senza aver visto nulla”. Polemica infuocata, è evidente. Che diventa incandescente quando rivela che “anche un ricevimento per il film è stato annullato con lo zampino di quell’ambiente”. Ma, si sa, anche il marketing, cinematografico e giornalistico, vuole la sua parte, e così calcare la mano su toni e dichiarazioni è divenuto uno sport tanto antipatico quanto diffuso (ma attenzione, Howard conosce l’italiano).
Per il resto anteprime stampa blindate, tre giorni di “festa” con almeno duecento giornalisti da tutto il mondo, Roma ha accolto Ron Howard, Dan Brown e Tom Hanks per la prima mondiale dell’attesissimo Angeli e Demoni, dal 13 maggio nelle sale in 800 copie. Sequel de Il codice da Vinci- anche se in verità il libro Dan Brown l’ha scritto prima del suo successo planetario- il blockbuster dell’ex divo goffo di Happy Days riporta l’affascinante studioso di religioni Robert Langdon alla ribalta. E per reinterpretarlo il buon Tom Hanks, si vocifera, abbia ottenuto un cachet di 50 milioni di dollari (d’altronde i quasi 800 di incasso del primo capitolo, giustificano ampiamente il compenso anche in un mondo in crisi). Questo potrebbe spiegare, peraltro, la sua partecipazione euforica e sopra le righe alla conferenza stampa mondiale del film, tra battute e aneddoti. Fino a una richiesta molto particolare allo scrittore di best-seller Dan Brown a cui deve una nuova giovinezza. “So che stai scrivendo il terzo libro, ho solo una richiesta da fare: almeno la scena iniziale ambientala alle Bahamas, con Robert che prende il sole e si riposa su un’amaca. Ti prego!”. Scherza sulle avventure stressanti del suo protagonista, qui impegnato nelle chiese di Roma e al Vaticano a sventare un complotto che vuole distruggere la Chiesa Cattolica, attraverso il sequestro dei cardinali papabili e l’esplosione di una bomba. Ennesimo motivo di contrasto con le gerarchie ecclesiastiche per Howard e Brown anche se il film non appare minimamente anticattolico a chi l’ha visto, ma piuttosto un thriller che spingerà molti turisti a visitare Roma. “E a iscriversi, magari- continua- a gruppi di studio biblici. Uomini di chiesa che hanno visto i due film mi dicevano che non erano d’accordo con me ma anche che pellicole del genere spingono le persone a riflettere sulla propria fede, ad approfondirla”.
Nel cast anche la bellissima attrice israeliana Ayelet Zurer, nella parte della scienziata Vittoria Vetra, affascinante e misteriosa, Ewan McGregor in quella del Camerlengo e Pierfrancesco Favino, elegantissimo, charmant e con una pronuncia inglese perfetta anche in conferenza (e che è di casa, peraltro, nel vicino quartiere Celio, l’unico del junket, probabilmente, ad essere arrivato a piedi) nel ruolo dell’ispettore Olivetti, spesso a contatto con Hanks. “Grandi attori e uno straordinario regista- riprende l’attore-, Ron è un vecchio amico e questo rende tutto più facile e veloce. Ci capiamo al volo, ogni volta ricominciamo da dove avevamo interrotto”.
Le ultime parole, però, spettano a Dan Brown, penna furba e abile, ma sostanzialmente mediocre: non a caso ha “subito” molti cambiamenti nell’adattamento cinematografico. “Tutti superbi, per quanto un autore sia sempre geloso delle sue creazioni. Le modifiche sono state necessarie alla storia e mai scorciatoie etiche o accomodanti verso presunti nemici. E pensare che è nato tutto da un viaggio con mia moglie a Roma e da una guida che mi ha parlato del Passetto, la via di fuga dei Papi. La mia fantasia e i miei studi di scienze hanno fatto il resto”.
E a San Pietro e dintorni, pare, non abbia devoluto neanche un briciolo dei suoi titanici diritti d’autore. Che venga da qui l’astio clericale nei suoi confronti? Amen.