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Camaiti, Celli, Mezzapesa: nomi che vogliono dire fiducia
Per fiducia, il titolo del progetto lanciato il marzo scorso da Intesa Sanpaolo con l’obiettivo di dare fiducia agli italiani nel mezzo della crisi, con i tre corti girati da Olmi, Salvatores e Sorrentino, acquista in questa seconda fase un significato tutto particolare. I tre maestri del nostro cinema hanno infatti passato il testimone a tre giovani registi: Alessandro Celli, Massimiliano Camaiti e Pippo Mezzapesa. La parola fiducia, allora, non è solo il tema attorno al quale si svolgono gli elaborati dei tre autori. Ma è anche e soprattutto un gesto concreto, una mano tesa a tre artisti verso la realizzazione del proprio lavoro. E nell’Italia di oggi non è poco.
È un esercizio piuttosto particolare quello di recensire tre opere collegate ma indipendenti l’una dall’altra. Anche se, in “corto”, avviene qualcosa che al cinema avveniva spesso negli anni Sessanta e Settanta, in quei film a episodi in cui registi diversi si cimentavano in storie in unico tema. Seppur ognuno con il proprio tocco, i tre giovani hanno qualcosa in comune. I loro corti parlano sempre di un incontro, di un momento casuale che diventa catartico, risolutivo. In due casi su tre la fiducia ha a che fare con l’incontro con uno sconosciuto, in uno tra due persone che si conoscono benissimo. Ma soprattutto i tre film hanno una struttura compiuta con un inizio, un crescendo e un finale a sorpresa, quello che al cinema oggi si chiama “twist ending”, ma che in letteratura si chiama “epifania” (svelamento), e caratterizza molte novelle, che stanno ai cortometraggi come il romanzo sta al lungometraggio.
È un meccanismo evidente ne L’ape e il vento, il film di Camaiti, il “prescelto” di Salvatores. Al centro ci sono due persone, un figlio che ha perso il padre, e un padre che forse ha perso un figlio ( Elio Germano e Philippe Leroy). Un ragazzo che arriva dalla città e rimane in panne con l’auto. Un montanaro che lo aiuta. E un’ape che diventa l’elemento che li unisce. Un’ape, d’inverno: un elemento che sembra stridere. Eppure è proprio quello che sposta il film verso il realismo magico, verso quel surreale che è la cifra stilistica di Camaiti.
È invece il regista legato alla realtà, Pippo Mezzapesa (autore del corto Come a Cassano e del documentario Pinuccio Lovero: sogno di una morte di mezza estate, visto allo scorso Festival di Venezia) mandato da Sorrentino. Il suo L’altra metà si apre in un ospizio, nell’aria la canzone Il mondo di Jimmy Fontana. Un’anziana signora (Piera Degli Esposti) riceve la visita della figlia, che le annuncia il matrimonio della nipote. Ma anche che lei non ci potrà andare, a causa delle sue condizioni di salute. L’altra metà è calato nella realtà: la terza età ormai dimenticata e nascosta, la vergogna da nascondere nel mondo della bellezza e della prestanza. La protagonista non andrà al matrimonio, ma farà un’incontro particolare. E un viaggio. L’altra metà è un mini road movie dell’anima, dove la fiducia nasce anche da quelle bugie a fin di bene che non sono proprio menzogne, elaborazione della realtà, sogno per fuggire dal quotidiano. Gira il mondo gira, con gli amori appena nati, con gli amori già finiti. E forse un amore tra due persone è nato.
È un amore nato da tempo, e forse già tradito, invece, quello al centro de La pagella, il corto di Alessandro Celli, “delfino” di Olmi. È l’amore tra un padre (Marco Giallini) e un figlio. Che va a trovare il genitore in carcere: lui ha rispettato la promessa, ed è stato promosso. Papà non ha potuto mantenere la sua, uscire di prigione per portarlo al mare. Ha ricevuto una proposta che non poteva rifiutare. E ci è ricascato, dice lui. Ma le cose non sono quelle che sembrano. La pagella ha l’epifania più forte tra i tre corti, un finale da non rivelare assolutamente, e mostra chiaramente i tratti distintivi di Celli, il gusto per un racconto “forte”, un senso per la realtà (il corto è girato a Rebibbia con veri detenuti) e una grande direzione d’attori. Guardate il piccolo Andrea Calligari e come tiene testa a Marco Giallini nel faccia a faccia campo/controcampo che avviene al parlatorio. Guardate questi tre film (li potete vedere in alcuni cinema e sul sito www.perfiducia.com). E segnatevi questi nomi. Camaiti, Celli, Mezzapesa. Perché, come diceva una famosa pubblicità, vogliono dire fiducia.
Un’operazione nata per infondere fiducia riesce nel gesto concreto di dare fiducia: a tre giovani autori. Che ricambiano con una prova di qualità.
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