La verità, vi prego, sulla vita
Gli universi di Terry Gilliam sono così caratterizzati visivamente da risultare riconoscibili al primo sguardo, come un musicista che riporta in ogni suo opera temi e note di quelle precedenti. Esce finalmente sugli schermi The Zero Theorem, film presentato a Venezia nel 2013 e rimasto poi senza distribuzione.
A New York c’è proprio di tutto
Le quattro note Tartarughe Ninja non sono più dei simpatici cuccioloni un po’ materiali, ai quali per divertirsi bastano pizza e Knicks. Ormai sono degli adolescenti con il desiderio di affermazione al di là del gruppo e vivono la loro forzata “invisibilità” con qualche patema d’animo.
Attenzione ai followers
Detroit, un’estate afosa, vuota, un senso di solitudine serpeggia lungo le stradine ordinate ma deserte che scandiscono il susseguirsi di linde casette, che sembrano prive di vita però, abitate da gente che si ignora. Un piccolo nucleo famigliare isolato, ferito dall’abbandono del padre, sembra più vivo, più solidale.
Attenzione ai followers
Detroit, un’estate afosa, vuota, un senso di solitudine serpeggia lungo le stradine ordinate ma deserte che scandiscono il susseguirsi di linde casette, che sembrano prive di vita però, abitate da gente che si ignora. Un piccolo nucleo famigliare isolato, ferito dall’abbandono del padre, sembra più vivo, più solidale.
La ricerca della felicità, ad ogni costo
Possiamo davvero illuderci di vivere senza che le conseguenze delle nostre azioni si riflettano in qualche modo su chi ci circonda? Possiamo avere la presunzione che le nostre scelte riguardino solo noi, senza influire su altre esistenze? Non è forse vero che ogni nostra mossa implica una contro-mossa?
Peplum-wuxia
Abbiamo detto tante volte che i cast multietnici raramente funzionano. Dragon Blade è stato girato con budget altissimo grazie a una produzione cinese, si dichiarano 65 milioni di dollari, oltre ad altre cifre astronomiche, 7 anni per realizzarlo, 700 membri per la crew, 3200 km di territorio cinese percorsi lungo la lavorazione, 10 diverse lingue parlate sul set (ecco, forse non si sono capiti ala perfezione).
I gap generazionali
Ritroviamo l’amena coppietta dei Radner (Rogen e Byrne) in procinto di vendere la casa che tanta fatica gli è costata, quella che hanno difeso strenuamente dall’orrida congrega studentesca che li aveva afflitti nel primo film di due anni fa. Lei aspetta un’altra bambina e tutti e due sembrano avere messo la testa a posto, pur sempre con quale eccentricità accessoria (la piccina gioca per tutto il film con un elegante vibratore che veste come fosse una bambola), lui è sempre il solito pacioccone, lei la perfettina con vena di isteria facile.
Altro che Fringe
Mike (Eisenberg) è un tale fallimento umano (un totale sfigato, un nevrotico imbranato con attacchi di panico appena esce dalla cittadina, un gobbetto con lunghi capelli unticci, sempre con un bong o una canna fra le dita e pure funghi e acidi vari) che non si capisce come faccia ad aver fatto innamorare la pur sempre bella Phoebe (Stewart), anche lei in look trasandato e bisognosa di uno shampoo, che si vede che trova rassicurante la sua nullità.
Cuori di mamma
Ci sono film che lavorano sull’affetto, quel sentimento di gratitudine che si prova nei confronti di chi ci abbia in passato raccontato belle storie, consolatorie, tenere, quelle che sappiamo benissimo nella vita vera non avvengono mai, ma in cui ci piace ogni tanto fingere di credere con noi stessi. In Mother’s Day c’è una combo micidiale, Garry Marshall e Julia Roberts, quelli di Pretty Woman (e nel cast con relativa battuta sulle posate, compare Hector Elizondo e pure di sfuggita Larry Miller).
L’insostenibile elaborazione del lutto
Forse non è mai il tempo giusto per accettare che una persona che amiamo ci lasci, nel modo più definitivo. E quanto più era amata, tanto più insopportabile sarà quella perdita. Isabelle Reed (Huppert) è stata una grande fotografa di guerra, dalle foto capaci di influenzare l’opinione pubblica, morta da tre anni in un incidente d’auto. Il suo editore decide di dedicarle una mostra e un noto giornalista (Strathairn), fedele amico di lei e compagno di molti reportage, sta per scrivere un articolo che rivelerà una verità che il marito di Isabelle (Byrne) non ha mai voluto condividere con il figlio minore, Conrad (Druid).