Sex and the City: Le "ragazze" a 40 anni sul grande schermo fermano la rivoluzione
Poco sesso, tanto shopping, siamo newyorkesi.
Che delusione l'evento più atteso di questo fine stagione. Le "ragazze", le quattro moschettiere tutte griffe e post-femminismo (Sarah Jessica Parker, Kim Cattrall, Kristin Davis, Cynthia Nixon) ci mancavano da quattro anni, aspettavamo la fine della loro parabola dopo 94 puntate di elegante ferocia.
Darren Star, segnati gli anni '80 e '90 con Beverly HilIs 90210 e Melrose Place, il suo capolavoro lo fece proprio con queste quattro single d'assalto, trentenni dal fascino atipico (locuzione un po' ipocrita per dire che almeno due eran bruttine), sempre piene di soldi e battute perfide contro il mondo maschile e maschilista.
Il loro femminismo a pance (e tasche) piene era acuto e autoironico, la sceneggiatura ad orologeria e la sorellanza alto-borghese ha rappresentato una novità, culturale e di costume prima ancora che televisiva, poi un fenomeno sociale. infine una moda molto redditizia, soprattutto per i marchi "preferiti".
Ahinoi, il film del "fantoccio" Michael Patrick King coglie solo l'ultimo spunto, annacquando gli spunti narrativi e artistici più rivoluzionari in 140 minuti fatti di versione riviste e (troppo poco) scorrette delle fiabe di Cenerentola, Biancaneve e dell'uomo nero (nel senso dello stereotipo consolatorio del maschio immaturo, fedifrago, superficiale, egoista ed egocentrico). Il messaggio inquietante che ci arriva è: a 30 anni la donna può essere sola, indipendente e felice, ma a 40 mettesse la testa a posto con figli, compagni o simili.
L'unico baluardo di resistenza è la "mitica" Samantha: lei all'inferno con Dante ci va senza problemi, perché sa che le brave ragazze vanno in paradiso ma le cattive si divertono molto di più.
(da "DNews")