Nelle pieghe del tempo
Una favoletta pretenziosa
Un film può riuscire male, succede, non è il caso di ammazzarsi. I motivi possono essere tanti, una storia poco appassionante, o sconclusionata, o assurda, con svolte narrative gratuite, pretestuose. E protagonisti poco simpatici, personaggi banali, alcuni addirittura inutili. Una regia piatta, effetti speciali poco speciali, anche se comunque costosi (qualche volta irrita vedere i soldi buttati vistosamente, clamorosamente via). E l’insopportabile, eccessiva profusione di buoni sentimenti, troppo evidente “politica correttezza”. E illogiche svolte e altrettanto illogiche risoluzioni. Ma quando tutti questi motivi si trovano nello stesso film, allora sorge un dubbio: possibile mai? Ci sarà sfuggito qualcosa? E non basta. Per Nelle pieghe del tempo, che vorrebbe essere una “fiaba di spessore”, film di rara bruttezza e confusione e inutilità, possiamo anche aggiungere tre fate (tre come per Cenerentola), Quale, Cos’è e Chi (ah che nomi arguti!), di rara bruttezza nel tentativo fallito di conferire loro, attraverso un look estremo, una sovrannaturale attrattiva, che si esprimono per frasi alate, “dense di significato” (una parla per citazioni celebri, la migliore) ma che non significano assolutamente nulla, se non estreme banalità. Si parte con tentativi di legittimazione scientifica con ricorso addirittura alla fisica quantistica per finire su un pianeta con i tentacoloni che parla con profondissima voce demoniaca, dove il detestabile fratellino della protagonista diventa una specie di bambino di Satana con tanto di occhi rossi. E poi buoni sentimenti come piovesse, e correttezza politica nel cast (come si spiega un bambino filippino in una coppia mista bianco/nera?) e gli ormai inevitabili accenni al bullismo che, signora mia è una cosa così brutta, e neanche gli insegnanti ci fanno bella figura. E l’avveduta ragazzina, dal look incolto, rinuncia alle tentazioni diaboliche che le mostrano una se stessa coi capelli piastrati, più magra e stilosa e soprattutto “popolare”, giammai, lei resterà stile grunge e crespa e scontrosa. Ma saggia e colta.
grottesco
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