Iron Man: Downey Jr. nei panni di un violento pacifista politicamente scorretto
"L'hanno definita il Leonardo Da Vinci moderno". "Che assurdità, io non so dipingere!".
Ecco chi è il magnate delle armi (redento) Tony Stark, Iron Man per i nemici. Un guascone affascinante e geniale, in una parola quel mostro di bravura di Robert Downey Jr.. Se nel fumetto è un incidente durante un trasporto in Vietnam, qui a far nascere la sua epopea di super anti-eroe è un rapimento in Afghanistan, eterodiretto dagli Usa. Il meglio della nostra storia recente, insomma.
L'uomo di ferro (ma in verità la versione deluxe della corazza è di oro e titanio), in versione cinematografica è il più violento pacifista della storia, l'uomo che rinuncia e combatte le sue stesse armi, per diventare lui stesso lo strumento di offesa militare più potente e letale.
E più intelligente. Di sicuro almeno più delle bombe che cadono in Iraq.
Jon Favreau, il regista, comincia la (probabilissima) saga con il piede giusto. Irriverente e ritmato, questo carrozzone fracassone sa essere intelligente senza prendersi troppo sul serio.
Ottimo il supercattivo (pelato!) Jeff Bridges, d'ordinanza il militare buono Terrence Howard, la ciliegina sulla torta è la super assistente Pepper Potts, una Gwyneth Paltrow più sofisticata, elegante e sexy che mai.
A contribuire a quello che forse è il miglior adattamento cinematografico di un fumetto Marvel è Downey Jr., che a 43 anni suonati (e vissuti pericolosamente) mostra muscoli e talento persino nei panni pacchiani ed eccessivi di Stark.
Il suo IronMan è un Batman ironico e solare senza sensi di colpa personali e sociali, e sa essere adorabile e politicamente scorretto.
Ricordandoci che è vero che "i duri hanno due cuori".
(da "DNews")